LE CRONACHE DI MYSTARA

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Dopo oltre dieci anni di avventure ed almeno un lustro di cambiamenti, ripensamenti e revisioni, ecco finalmente il libro che tutti i componenti del mio vecchio gruppo di gioco aspettava: Le Cronache di Mystara.

14 giocatori (ma se ne sono avvicinati almeno venti al tavolo), 22 protagonisti, 66 PNG, 1 Master… per la più grande avventura di Dungeons & Dragons mai raccontata.

Visionabile e scaricabile gratuitamente a questo link, oppure acquistabile in versione cartacea a solo costo di stampa alla pagina di Lulu, l’opera di Demiurgus occuperà regolarmente uno spazio in questo blog nei mesi a venire.

Il libro si avvale della licenza Creative Commons, Attribuzione-Non commerciale-Impegno a condividere 2.0, che ne permette la libera divulgazione in rete non a scopo di lucro, ed ha un valore prettamente informativo. Non è un materiale di gioco. Alcuni termini, nomi e luoghi di fantasia riportati fanno parte della campagna di gioco originale di Dungeons & Dragons. Non è nelle intenzioni dell’autore e dell’editore infrangere alcuna norma sul copyright.

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Dettagli del prodotto
Copyright – Demiurgus (Creative Commons, Attribuzione-Impegno a condividere 2.0)
Edizione – prima edizione
Editore – Edizioni Willoworld
Pubblicato – febbraio 18, 2012
Lingua – Italiano
Pagine – 179

Rilegatura Copertina morbida con rilegatura accurata
Inchiostro contenuto Bianco e nero
Dimensioni (cm) 21.0 larghezza × 29.7 altezza

Guarda il Trailer

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INTRODUZIONE ALLE CRONACHE DI MYSTARA

IL MONDO CONOSCIUTO

Mystara è il primo piano materiale, Omphalos dell’universo conosciuto, ricettacolo degli dei. In essa la vita vibra da sempre, guidata dalla volontà di potenze eterne ed invisibili. fin dai primordi l’esistenza dei suoi abitanti scorre all’oscuro della sempiterna lotta: la danza di morte e rinascita dell’Ordine e del Disordine, tra Radiosità ed Entropia… Ogni corpo esistente, ogni spirito ed ogni divinità, scaturisce da questa polarità, da
questa tensione. Le sostanze e le qualità sono invece costituite dai quattro elementi primordiali, coloro che nell’antico idioma sono chiamati Piroos (Fuoco), Groom (Terra), Stratoos (Aria), Leidoos (Acqua).
Il Mondo è ora diviso in tre enormi continenti, Skotar, Brun e Davania. Il Grande Oceano li separa e gli abitanti dei tre continenti non hanno da tempo più contatti: da quando la grande civiltà di Blackmoore collassò, nessuna razza sopravvissuta ha mai varcato i lidi della propria patria.
Il ricordo degli antichi Slaan è quasi svanito, solo alcuni manufatti testimoniano la loro esistenza, la loro perduta grandezza, la loro sterminata arroganza. Gli Slaan furono i primi ad abitare Mystara: in breve sottomisero alla loro cultura l’intero pianeta, piegando alla loro volontà gli eventi naturali e le quattro forze: i quattro fratelli furono schiavi. Dopo la catastrofe, la vita riprese il suo corso, seguendo una via diversa, un’altra evoluzione. L’Acqua tornò ad essere pura, L’Aria si liberò dai suoi veleni, la Terra ridivenne fertile, il Fuoco arse l’intero pianeta e lo rigenerò di nuova Energia.
Quando Mystara fu di nuovo invasa dalla forza rigogliosa della natura, antiche divinità si misero all’opera per ripopolare il mondo: Bahemoth, il grande unico, il primo drago, partorì i suoi tre figli, Opale, Diamante e Perla. Dal soffio vitale di Therras nacquero gli elfi, destinati ad una lunga vita.
Dalla pietra Gagyar il forgiatore ricavò Denwarf, il primo imperatore dei nani. Garal diede vita agli Halfing, popolo minuto e gentile. Ma la corte del disordine era invidiosa delle loro generazioni.
Da essi fu generata la stirpe degli uomini bestia, dalla quale sorsero i pelleverde ed altri abomini. La grande madre osservava il lavoro dei suoi fratelli con curiosità mista a indifferenza, Thanathos recideva incessantemente le vite dei mortali, Khoronus vigilava lo scorrere degli eventi e delle ere:
erano trascorsi 1400 anni dalla grande catastrofe, quando il creatore stesso decise di intervenire. Dalla luce delle stelle immobili trasse lo spirito dell’uomo, il gemello oscuro del Demiurgo. Lo vincolò nella materia: poi i due vi soffiarono la loro essenza immortale. L’Uomo fece la sua comparsa,
e molti Dei lo ammiravano, alcuni lo temevano, altri lo amavano. Ognuno partecipò alla sua evoluzione, altri tentarono inutilmente di estinguere quella razza divina, che crebbe e si moltiplicò, popolando i tre continenti. Sorsero presto tre grandi città: Edenia a Davania, Brunelin e Skovia nei continenti Brun e Skotar.
La nostra storia si ambienta 4000 anni dopo la caduta di Edenia, nel continente di Davania, nelle terre che conoscono il nome di “lande conosciute”, a Nord dell’arcipelago del mare del terrore. Gli elfi vivono ancora nella millenaria foresta di Alpheym, impenetrabile e mortale, i nani hanno scavato sempre più in profondità, nelle gallerie sotto la grande montagna Everast. Gli Halfing sono riusciti a mantenere indenne la loro cultura ai grandi mutamenti, amano ancora le loro antiche canzoni e le loro tradizioni.
Gli umani, invece, non sono che la degradazione di una degradazione: l’antica civiltà Edenica sembra ormai dimenticata, obliati della loro perduta grandezza, del loro ruolo e della loro divinità, vivono in villaggi e piccole cittadine sempre in lotta fra loro, divisi e smarriti, soli.
L’insediamento umano più civilizzato è Karameikos, separato dai monti Cruth dai vicini Ylariani, il popolo del deserto. Nei luoghi dell’antica catastrofe, quelle che oggi si chiamano “terre brulle”, i pelleverde hanno fondato la loro cittadella sotterrane, Aengmor, vicine alle caverne degli Elfi neri.
Le tensioni sono fortissime, una guerra sembra a tutti imminente, troppe alterità, poca civiltà.
I maghi glantriani sono molto preoccupati, la crisi investe ogni stato, ogni individuo…
E nella palude di Malpeggi, rinchiusa nella sua torre, una donna cieca medita il suicidio…

Demiurgus

DEDICA DI GIOCO

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Una dedica di Juri a Tommaso in cui traspare il coinvolgimento emotivo del giocatore, a dimostrazione del fatto che l’esperienza del GdR può, da semplice fenomeno ludico, trasformarsi in un’occasione per mettere a nudo le proprie sensazioni e conoscersi più a fondo.

Se avete delle testimonianze importanti sul GdR, aneddoti, storie, reliquie, mandatemele all’indirizzo info(at)willoworld.net. Verranno pubblicate su questo blog.

LE CRONACHE DI MYSTARA – Teaser Trailer

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Una decade di avventure, 14 giocatori (ma se ne sono avvicinati almeno venti al tavolo), 22 protagonisti, 66 PNG, 1 Master…

…in una storia di 111 capitoli divisi in 11 paragrafi, più vari capitoli aggiuntivi…

…le Cronache di Mystara, la più grande avventura di Dungeons and Dragons mai raccontata, presto sulle pagine del circuito Willoworld e sui blog Storie di Ruolo ed I Silenti.

I GIOCATORI

– Willo (Angus, Clarko, Yamun)
– Dona (Gregerg, Tuor, Aramis)
– Simone (Ragor)
– Valentino (Karacos)
– Valentina (Arok)
– Jaime (Al Pharazon nano Torcrest)
– Luca (Balin figlio di Korin)
– Cionko (Raoul, Ithilien, Vynia)
– Mirko (Diar, Iroquoi)
– Michele (Ryek, Sypher)
– Grazzini (Laisrin, Radluck Eney Dzaian)
– Enrico (Loom)
– Panda (Veenom)
– Matteo (Necraad)

I PNG

– Meatalin*
– Pugnale ajanti*
– Grande madre
– Gutragh, l’imp
– Rad, principe etienne
– Nikara
– Entropia

DROW
– Omar
– Sherima
– Shintalaara

– Rock
– Zekur
– Yenoghu
– Kretia
– Principe Keldar

NECROMANTI
– Giade
– Bloadstorm
– Selcroom
– Maestro Zelkar

VAMPIRI
– Kladow Eney Dzaian
– Atreya Namphyr

– Loto nero
– Taelys
– Adamus
– Astriil

DRAGHI
– Tiamat
– Kumah
– Shetira
– Colmogh
– Flamegoth
– Kyros

PRESENZE METAFISICHE
– Azimith
– La coscienza della Machina Machinorum
– Il Golab
– Purusha e Prakriti
– Thamuiel
– Togarini
– Sathariel

– Xanatar

SLAAN
– Esdemon
– Amhon

INVASORI
– L’unica mente
– Ridharid, il pensiero vivente

MAGHI GLANTRIANI
– Draggar
– Brannart Mc Gregorg
– Vladimir Vozlany
– Carlotina Erewan
– Loghat
– Markus Erewan

NORD
– Bargoth il possente
– Il despota del Nord
– Ennum
– Jinkabuth
– Ingram

NANI
– Sabua l’antica
– Korin
– Kalomagh
– Torgh
– Jakor
– Nugh
– Mower il forte
– Zoghog

Coming Soon…

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LA NUOVA OMBRA

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Si è accennato nel post precedente di una campagna di Merp in corso sulla Quarta Era. Per l’occasione un gruppo stagionato di vecchie glorie del GdR si è riunito dando vita ad una manciata di entusiasmanti session all’ultimo tiro di dado (e anche all’ultimo bicchierozzo di vino!).

Master Demiurgus mi ha informato via skype della giocata e mi ha pian piano procurato tutto il materiale da lui redatto per l’avventura, materiale che verrà postato regolarmente su questo blog (vedi Libro degli Ent). La campagna, ambientata nella Quarta Era, si basa sulle poche conoscenze che abbiamo degli eventi posteriori alla Guerra dell’Anello. Uno dei rari reperti è un pezzo di JRR Tolkien che doveva essere l’incipit di un nuovo romanzo, intitolato The New Shadow. La ragione per la quale lo scrittore britannico non ha continuato questo progetto, ce la spiega lui stesso.

“Ho iniziato una storia che si svolge circa cento anni dopo la Caduta [di Mordor], ma si è rivelata sinistra e deprimente. Dato che abbiamo a che fare con uomini è inevitabile che si debba prendere in considerazione una delle caratteristiche più deprecabili della loro natura: il fatto che presto si stancano del bene. […] in epoche così antiche ci fu un fiorire di trame rivoluzionarie, incentrate su una religione satanica segreta; mentre i ragazzi di Gondor giocavano a travestirsi da orchi e andavano in giro a fare danni. Avrei potuto ricavarne un thriller con il complotto e la sua scoperta e la sua sconfitta – ma non ci sarebbe stato altro. Non ne valeva la pena.”

Il brano in questione è molto bello ed ho voluto presentarlo in una veste nuova (circola già in rete da qualche parte). Ho aggiunto qualche suggestiva immagine e l’ho caricato a questo link in formato PDF. Scaricatelo e leggetevelo, per scoprire che il male non muore mai. Al massimo si traveste…

IL LIBRO DEGLI ENT

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Master Demiurgus sta portando avanti da qualche settimana una campagna di Merp sulla Quarta Era, cioè postuma al libro Il Signore degli Anelli, una bella sfida insomma! La domanda viene da sé: chi rimane da combattere una volta che Sauron è stato sconfitto?

Beh, qualcuno da prendere a schiaffi ci si può sempre inventare, ma Demiurgus non si è limitato a far rinascere casualmente il male dalle ceneri di Monte Fato… Si è invece andato a spulciare i vari manuali di gioco e gli appunti dello stesso Tolkien per l’idea di un seguito a Il Signore degli Anelli, “The New Shadow”, progetto che non ha mai visto la luce. Ne è nata una campagna d’alta scuola, con un gruppo di giocatori stagionati (in tutti i sensi). Lentamente questo blog proporrà tutto il materiale inerente a questa avventura, e ce n’è davvero molto.

Iniziamo con il Libro degli Ent, pubblicato in PDF dalle Edizioni Willoworld, è insieme uno strumento di gioco ed un omaggio a quelle splendide creature arboree inventate da Tolkien. Andatelo a scaricare a questo link.

DIVENTA GATTO JETTATORE FAN

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Lo so ne sono consapevole, quello che sto andando a scrivere è un post stupido 🙂 però chiedo a voi di diventare Gatto jettatore fan, no non crediate che sia una sorta di gruppo di facebook 🙂 in realtà è una mia piccola creazione.
Il gatto Jettatore è il personaggio rappresentato nella immaginetta, in pratica è divenuto un vero e proprio emblema nel GDR.
Nelle lunghe serate davanti a un tavolo da gioco con notevoli quanto diversi manuali un gruppo di giocatori pende dalle parole del master che elargisce le sue descrizioni guidando l’ avventura, c’è chi segue attento chi non ci capisce una mazza, chi si annoia chi disegna, io ero uno di quest’ ultimi e siccome molti giocatori tenevano in particolar modo sia al loro personaggio che alla loro scheda mi divertivo, mentre si assentavano o riuscivo a trafugarle di nascosto a disegnare questo simpatico personaggio che miagolava davanti alla loro tomba con tanto di zampina alzata 🙂
Le reazioni erano molteplici e di varie intensità fatto sta che da quel giorno in qualsiasi gioco nessuna scheda è al sicuro prima o poi un gatto jettatore farà la sua comparsa al Miagolio di MIIaoo Sei Morto MIIIaaaoo!
Se amate anche voi questo piccolo esserino sbarazzino e graffiante, mettetelo nella vostra firma sui forum, o disegnatelo voi stessi sulle schede dei vostri ignari compagni l’ importante è che portiate avanti questa burla che personalmente mi ha donato bei ricordi e che continua a darmeli, chissà non faccia altrettanto con voi.

ps. l’immaginetta sopra è quella del gattino base sembra ci siano versioni più dettagliate con tanto di albero cavo sulla destra e di corvo volante che gracchiando risponde. Eh Già CRA! CRA!

da Cainos è tutto Miaoo Miaooo!

MYSTARA 1024: Evoluzione della Campagna

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MYSTARA 1024

Ho ricevuto qualche giorno fa dal Master Tommy questo documento di 6 anni fa che illustra la situazione in Mystara all’indomani delle ultime nostre giocate. Clikkateci sopra per visionarlo a tutto schermo.

Prove tecniche del ritorno di Mystara?

LA MAGIA DI SCANDICCI

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la-strada-per-il-cimitero

É passato quasi un anno dalla fantastica reunion insieme a Master Walter, tra le mura amiche della ormai non più casa del Baba. Mi sembra che il tempo sia maturo per ricordare quegli eventi. La fantasia ha fatto il suo corso, e la storia è già diventata mito nella mia testa. L’occasione è propizia, anche perché si riallaccia ad un episodio narrativo appena scoperto, e pubblicato oggi insieme a questo articolo sul blog parallelo Willoworld Creativity.  Entrambe le storie infatti parlano di Scandicci, periferia fiorentina e teatro delle scorribande di un gruppo di teenager in stile Stand by me. Scandicci è un po’ magica, e lo sappiamo bene noi che l’abbiamo vissuta. Le colline, la Roveta, la chiesa sconsacrata sopra l’Anastasia, la casaccia a Vingone, il cimitero… Cosa è rimasto della vecchia Scandicci? A me piace pensare che queste storie ce la possano continuare a ricordare, nel modo in cui la vedevamo da ragazzi. Un po’ magica, appunto…

Il 24 Novembre 2007 DM Wolly, nel masterizzare l’ultima avventura dopo dieci anni di lontananza dal tavolo da gioco, decise di riportare alla luce un episodio legato a Ghosts, un gruppo di ragazzi che scorrazzava per Scandicci a caccia d’avventure negli ormai remoti anni ‘80. L’avventura girava attorno a una promessa non mantenuta. Riporto qua sotto gli appunti di quell’avventura, e più avanti cercherò di riordinare gli eventi, completando il quadro di questa ennesima testimonianza.

Venerdì 23 Novembre 2007 (un pensiero del giorno prima)
Domani sera si terrà un evento importante, DM Walter masterizzerà il vecchio gruppo dopo quasi dieci anni di inattività. Il tavolo è stato preparato, i dadi fremano nei nostri antichi sacchetti di pelle. Le schede, ingiallite dal tempo, sono pronte all’azione. Cosa succederà?
Non ho voglia di pensarci. Per adesso assaporo il momento, accarezzando la leggenda…

Sabato 24 Novembre 2007 ore 22:30 Casa del Baba
Inizio ultima giocata di Walter insieme a: Yuri, Mike, Dona, Mirko, Willo (Tommy sta arrivando da Arezzo). Ognuno interpreta se stesso nel nostro tempo.

Ore 22:41 – Primo momento goliardico: Yuri ci minaccia tutti «M’avete fatto bocciare in prima e seconda superiore!»

L’avventura incomincia otto giorni fa, il 16 Novembre 2007. Il 13 Novembre, tre giorni prima, Walter è scomparso. Matteo chiama il Dona e gli spiega che dopo il turno di notte al McDrive di Roma, dove lavora suo fratello, nessuno lo ha più visto. Il Dona avverte il Willo per telefono e quest’ultimo mette subito il seguente annuncio sul suo blog.

wotar

Attenzione!
Walter è scomparso. Chiunque sappia qualcosa lo comunichi a questo blog. Manca da tre giorni, da lunedì mattina, dopo che si è recato a lavoro. Per favore contattateci! Qualsiasi informazione potrebbe tornare utile. Non è uno scherzo!
Willo

Sabato 17 – Vengono contattati Yuri, Mike, Black e Cesare.
Domenica 18 – Chiama Daniele Guzzo (che è in polizia), da Cuneo. Niente di nuovo.
Lunedì 19 – Il Dona contatta nuovamente Cesare. Successivamente il Giommo, il Dax, il Mauri e lo Ska a Londra. La sera Cesare viene ucciso.

Ore 23:53 Arriva il Tommy da Arezzo!

Martedì 20 – La polizia chiama il Dona per metterlo al corrente della morte del Nuzzi. È stato ritrovato nel suo vecchio Lab, con in gola una pergamena buddista, delle monete e una corda di chitarra.

Ore 0:29 – Secondo momento goliardico: Mirko offre «50 bocca-fica!»

Il Willo chiama il Gibbo che gli parla della vecchia band dei Ghosts e di una promessa non mantenuta, fatta alla fine degli anni ’80. Dovevano ritrovarsi alla mezzanotte del capodanno del 1999 nel campone davanti al cimitero.

Il Willo si fa mandare da Roma il libro di Walter sulla storia di Scandicci. Da molti giorni Walter lo consultava e se lo portava sempre dietro.

La sera il Dona, recandosi al campone davanti al cimitero, scorge un lampo di luce verde.

Walter ci appare in sogno e ci invita a prendere una scheda. Nel sogno ci ritroviamo a sedere intorno a un tavolo a giocare.

A notte inoltrata Romano, il padre del Giommo, chiama il Willo. Filippo è morto. Prima di ritornare a dormire, il Willo prova a contattare Davide Bandinelli, lo Ska e Maurizio per avvertirli. Il Giommo è stato ritrovato con dei fogli di legge in bocca…

Mercoledì 21…. Interruzione dell’avventura alle ore 1:48 con spiegazione.

Adesso ci vorrebbe Walter a precisare il senso della maledizione, la vecchia Villa sopra Scandicci, il pozzo, e tutti i dettagli attorno alla manifestazione dello stesso Walter che scende di notte con la sua alfetta rossa per uccidere i suoi vecchi compagni di avventure. Perché fu lui l’unico a mantenere quella promessa, a recarsi puntuale alla mezzanotte del 31 dicembre 1998 al campone davanti al cimitero. Ma i suoi compagni, rapiti da altre faccende (i libri di giurisprudenza, il buddismo, la chitarra…) non ricordarono. Walter sarebbe sceso ogni notte ad uccidere il resto della compagnia, il Dax, il Mauri, fino alla grande Londra dove oggi risiede lo Ska.
Perché le promesse non sfumano col passare del tempo, ma con l’abbandono all’età adulta.

Vi rimando alla gallery dell’avventura e al post che feci in suo onore. Se avete qualcosa da aggiungere, commentate pure. Scolpite anche voi la leggenda, alla maniera del Menestrello Virtuale. E leggete il racconto del Dax: Al di là del campo.

HARAK: LA MORTE DI UNO SCIAMANO

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ANNO 1012, 14 Vatermont.
Khanato di Ethengar.

Lo sguardo del grande Tabot si posò sulla maschera di falco del giovane sciamano.
«Poi andare ora. Non vi è altro da dire.»
Yamun ascoltò in silenzio, ma un attimo dopo ebbe uno scatto d’ira, e facendosi incontro al proprio maestro, rispose: «Non penso che questo sia il…»
Ma la voce del Grande Sciamano spezzò la risolutezza di Yamun.
«Ti ho detto che puoi andare. Non vi è altro da discutere. Almeno per ora.»
«Io volevo soltanto…»
«Yamun della famiglia degli Oktai, spirito del falco della tribù dei Taijits, fa come ti ho detto, prima che scordi chi tu sia. Và, ora!»
Askyn, il grande lupo grigio, rizzò le orecchie. Il suo muso si volse incuriosito verso il padrone. In silenzio Yamun Oktai si allontanò, lasciando Harak da solo insieme ai suoi pensieri. Sapeva di non poter ancora contare sul giovane Yamun, ma il sapere appreso, l’abilità con cui era riuscito a cavarsela nelle sue ultime avventure, la perspicacia dimostrata in più di un’occasione, erano la prova che il potere in lui stava crescendo. Questo Harak lo sapeva bene, soprattutto ora che era entrato in possesso degli “occhi del falco”.
Askyn si portò ai piedi del maestro, in un gesto di consolazione. Harak incominciò ad accarezzarlo, e con un sorriso prese a parlargli dolcemente.
«Tu sai, vecchio compagno, che non lo faccio solo per il bene di tutta la tribù, ma soprattutto per il suo bene.»
Askyn lo fissava, uno sguardo più simile a quello di un essere umano che a quello di una bestia.
«Non preoccuparti. Anche io gli voglio bene, e gli spiriti sono con lui.»
Ma in quell’istante Harak avvertì qualcosa dentro il suo cuore. Gli spiriti erano inquieti. La cosa lo insospettì. Era una sensazione che non faceva che confermare i recenti sospetti, presentimenti ai quali non aveva dato peso. Adesso però sentiva che doveva essere sicuro. Doveva andare a controllare di persona.
Si rivolse al grande lupo.
«Devo andare adesso.» E non disse altro.
Il lupo si accucciò in un angolo lontano della stanza. Seguì con lo sguardo il padrone che si avvicinava ai bracieri. Poi si mise a pulire con la lingua il suo argenteo pelo.
Lo sciamano aspettò ancora qualche istante prima di sedersi sul trono di pietra. Si trovava esattamente in mezzo ai due fuochi, che illuminavano la stanza di flebili sprazzi di luci multicolori. Le sue mani si protesero lentamente sino al cuore delle fiamme. Queste aumentavano d’intensità ad ogni parola del rituale che Harak pronunciava. Una luce verdastra si sparse per la stanza, un bagliore emanato adesso anche dal suo corpo. Esplose un lampo di luce accecante. Solo una attimo, poi tutto tornò nella penombra dei bracieri, che avevano ripreso a bruciare normalmente.
Nell’antro dello sciamano, Askyn ora era da solo.

Harak sentiva che c’era qualcosa di strano nel piano degli spiriti. Non riusciva a captare la loro presenza, e incominciò a sospettare che la causa di ciò fosse un’interferenza esterna. Presto ne ebbe la conferma.
Una figura oscura si avvicinava lentamente verso di lui. Harak cercava di identificarne la natura. No, non era un semplice spirito.
Quando si trovò a pochi passi dallo sciamano, la sagoma scura si fermò ed attese. Harak percepiva il considerevole potere che emanava. La figura era vestita di una tunica nera, decorata finemente da antiche rune argentate. Era immobile davanti a lui. In silenzio. Neanche un respiro…
Nonostante il potere emanato da quella misteriosa entità, Harak non provava paura, consapevole dei segreti di cui era depositario. Alzò la mano in segno di pace.
«Salve a te, chiunque tu sia, o chiunque tu sia stato. Harak è il mio nome, sciamano, spirito del lupo della tribù dei Taijits. E sono il Tabot supremo.»
Una voce stridula ed irreale sfuggì dall’oscurità del cappuccio.
«So qual è il tuo nome, sciamano. So quale spirito alberga in te. So chi sei. So tutto di te!»
Harak non parve molto sorpreso, come se avesse saputo quale sarebbe stata la risposta.
«Devo dedurre allora che il nostro incontro non debba considerarsi del tutto casuale», replicò ironicamente lo sciamano.
«Non era mia intenzione rivolgere le mie attenzioni verso di te, sciamano. Ma il tuo interferire ha contribuito alla morte del mio fedele servo, e ha impedito la venuta ultima del mio potere!»
«Ora penso di capire chi tu sia e cosa tu voglia.»
«Voglio soddisfare il mio desiderio di vendetta. Uno ad uno vi giudicherò e vi condannerò. Voglio tutti voi, e ora voglio te, Harak!»
«Sappi che non otterrai mai ciò che vuoi. Non puoi sconfiggermi, Lady Keflarel Quanafel!»
«Sei già stato giudicato. Ti porto la tua condanna!»
Un istante dopo Harak era già pronto ad agire. Ma la sacerdotessa, con una rapidità impressionante, protese le mani verso l’avversario. Harak venne avvolto completamente da una gigantesca nube di insetti neri, provenienti dalla terra. Lo sciamano conosceva il tipo di magia, ma ignorava le modifiche ad essa applicate. Erano insetti a lui sconosciuti.
Ma un secondo prima che quelle creature potessero morderlo, Harak sparì. La veste di zampe e corpi corvini si riversò al suolo davanti allo sguardo contrariato della sacerdotessa.

Askyn vide le fiamme dei bracieri crescere ed agitarsi. Un attimo dopo Harak riapparve, proprio nel mezzo ai due millenari sigilli. Lo sciamano sapeva che avrebbe dovuto agire senza indugio. Quella donna, creatura oscura, poteva raggiungerlo facilmente. Preparò il necessario alla divinazione. Memorizzò le parole, si concentrò sui movimenti. Ma nell’attimo in cui si apprestava a formulare l’incantesimo, Keflarel era già alle sue spalle, pronta a colpirlo con la sua mano, avvolta da un sortilegio potentissimo. Harak fece appena in tempo ad evocare dalla sua tunica l’ombra magica di un lupo, che si frappose tra lui e la sacerdotessa. L’ombra venne colpita dal sortilegio, e subito incominciò a saltare freneticamente, come in preda ad una danza mortale. Poi svanì nel nulla.
«Come? Rifiuti l’invito di una signora alla danza?» La voce sibilante della diabolica elfa coprì quella dei tamburi di Harak, che accompagnavano i suoi incantesimi. Ma lo sciamano questa volta non si fece sorprendere. La magia dei tamburi era rivolta a se stesso: una protezione.
Askyn con due balzi era già a ridosso dei contendenti, ma Harak lo fermò con un gesto. Poi si volse verso Keflarel.
«Non combatterò in questo antro sacro. Ti aspetterò nel luogo del nostro primo incontro. Quello sarà il campo di battaglia ideale.»
Così dicendo, scomparve alla sua vista. L’elfa guardò il lupo, che a sua volta aveva lo sguardo fisso su dei lei. Poi si voltò e seguì lo sciamano.

Si ritrovarono nuovamente uno di fronte all’altra. Si studiarono meticolosamente prima di agire. I loro movimenti erano quasi contemporanei.
Nove dardi incandescenti saettarono contro Harak che, grazie alla difesa magica creata nel proprio antro, riuscì a respingere contro la sacerdotessa incredula. Oltre ai dardi, una nuvola di giganteschi insetti piombò su di lei con una potenza d’urto poderosa. Ma quello che accadde dopo, sorprese non poco il vecchio sciamano.
L’elfa uscì quasi indenne da quella nuvola mortale, scrollandosi di dosso, con una facilità sorprendente, gli ultimi coleotteri rimasti attaccati al suo corpo. Si posizionò poi ad una distanza di apparente sicurezza, e scagliò contro il suo avversario un nuovo incantesimo. Anche questo venne respinto, non sortendo alcun effetto.
«Una banale magia del sonno», sussurrò a se stesso Harak, intuendo che l’elfa doveva aver finalmente scoperto quale sortilegio lo stava proteggendo; un “rifletti incantesimi”.
Lo sciamano allora si avvicinò e sferrò il suo attacco, evocando una tempesta di spiriti che si riversò ripetutamente sul corpo della donna. Ma lei non indietreggiò di un solo passo.
Non gradendo le ferite subite, Keflarel usò il suo potere per guarirsi e recuperare le forze perdute. Ma la sua condizione rigenerata durò poco. Harak tornò a colpirla con una potentissima scarica d’energia che fuoriuscì dalla punta del suo bastone. Tredici spiriti del lupo colpirono ripetutamente l’elfa, che non aspettandosi un attacco così impetuoso, indietreggiò di un passo. Poi un’altra tempesta, uguale alla prima, si abbatté nuovamente su di lei.
Harak vide l’elfa scaraventata all’indietro dai suoi ripetuti colpi. Sapeva bene che nessun essere a lui conosciuto avrebbe potuto resistervi. Ma Keflarel non era ancora sconfitta. Si rialzò faticosamente in piedi e, riacquistato il giusto equilibrio, scagliò un altro semplice incantesimo; una ragnatela magica. La protezione dello sciamano respinse gli effetti del nuovo incantesimo addosso al suo avversario. L’elfa, con una forza incredibile, si liberò dalla tela da lei stessa evocata.
«Davvero ammirevole, sciamano. Non immaginavo che tu potessi arrivare a mettermi in difficoltà!»
«Arriverò ad annientarti, oscura donna!» Ma queste parole non impedirono ad Harak di essere turbato da un brutto presentimento. Aveva dato fondo a quasi tutto il suo potenziale offensivo, ma l’elfa sembrava aver accusato solo in parte l’enorme potere riversatogli contro. Lo sciamano si vide costretto a richiamare lo spirito del grande lupo, che apparve accanto a lui, pronto ad eseguire ogni suo ordine.
«È tutto inutile. Anche se mi stai resistendo come nessun altro ha mai fatto, non riuscirai a fermarmi. Rafiel è con me! Ti mostrerò quello che in grado di fare colui che domina il tempo!» Alzò le braccia e, prima che potesse reagire, Harak si accorse che l’elfa aveva plasmato il tempo a suo piacimento. Erano diciotto i dardi che adesso galleggiavano nell’aria sopra di lei, e davanti a lui si ergevano due draghi rossi. Il grande spirito intervenne tempestivamente a protezione del maestro, e affrontò i due draghi da solo. Ne ferì seriamente uno con due poderosi attacchi.
Prima che i dardi della sacerdotessa scoccassero mortalmente, Harak riuscì nuovamente a difendere il proprio corpo con l’ennesima magia di protezione. I proiettili incantati colpirono una barriera invisibile e tornarono addosso all’elfa, che però non sembrò subirne gli effetti.
Harak non si perse d’animo. Evocò un’altra tempesta di spiriti, che danneggiò ulteriormente il suo avversario. Nel frattempo i grandi draghi avevano riversato sullo spirito del lupo i loro soffi infuocati. Eppure questi non erano bastati a sconfiggerlo. Lo spirito piombò con le sue fauci su uno dei draghi uccidendolo.
Ma il grande Tabot era alle strette. Gli erano rimasti pochi poteri. La sconfitta era vicina. Pronunciò la sacra parola degli spiriti, ma Keflarel Quanafel non ne subì alcun effetto.
«Perché ti ostini a non voler accettare il tuo destino! Mi trovo costretta ad usare contro di te il grande potere che Rafiel dona ai suoi sacerdoti!» Estrasse allora, da sotto il pesante mantello, un cristallo nero come la notte, attaccato ad una catena che teneva legata al collo.
«Il Cristallo dell’Anima, sciamano. Grazie ad esso avrò la mia vendetta!»
Un fascio di luce accecante, composto da una moltitudine di anime fuse fra loro, scaturì dal cristallo, investendo in pieno Harak. La forza d’urto fu impressionante, ma ciononostante lo sciamano restò in piedi.
«Non pensare di poterti disfare di me così facilmente, subdola creatura del sottosuolo. Harak non ha ancora terminato tutte le sue risorse!»
Dopo aver risposto con le parole all’elfa, curò completamente il suo corpo da tutte le ferite subite. Era l’ultima magia di guarigione rimastagli.
«Basta! Muori maledetto!» urlò istericamente l’elfa, scaricando nuovamente sullo sciamano il potere del cristallo. Ma Harak, grande sciamano del Khanato, passata l’orda di anime assassine, continuava a sorreggersi con l’aiuto del suo bastone incantato. Nello stesso istante, l’ultimo drago rosso riuscì ad avere la meglio sullo spirito del lupo. Poi, inferocito dalle ferite subite, si voltò minaccioso verso lo sciamano e vi si gettò contro. L’enorme creatura stava per abbattersi su di lui, ma con un semplice gesto della mano Harak la fece sparire, meravigliando ancora una volta il suo avversario.
«Non hai scampo Harak! Addio!» Ed una nuova immensa scarica luminosa, carica di anime infernali, si apprestava a fuoriuscire dal cristallo ed a travolgere lo sciamano. Harak, allora, fece un ultimo disperato gesto. Evocò le ultime due ombre di lupo racchiuse nella sua tunica, e le usò come scudo da frapporre alla furia delle anime. Ma quando il potere si liberò dal cristallo, la stessa Keflarel ebbe difficoltà a controllarlo. Le due ombre furono letteralmente spazzate via, e attutirono solo una minima parte della scarica. Harak ne fu travolto.
Ma Keflarel Quanafel non poteva credere ai propri occhi. Il corpo dello sciamano era allo stremo. Le ferite riportate avrebbero dovuto ucciderlo, ma lui, con un ginocchio a terra e lo sguardo abbassato, continuava ad aggrapparsi al suo bastone. Sotto lo sguardo incredulo della donna, Harak, il volto scavato dallo sofferenza, il corpo lacerato dalle ferite, riuscì a raccogliere le ultime forze. Grondante di sangue si rimise in piedi. Sembrava intenzionato a riprendere il combattimento, pronto a pronunciare un nuovo incantesimo. Ma invece abbassò la mano e posò il tamburo. Poi si mise a sedere, il bastone piantato davanti.
«Harak è ancora vivo, ma continuare questo combattimento sarebbe inutile. Sappi solo che il fuoco di vendetta che si estinguerà adesso in te, trova un nuovo campo fertile nel mio animo. Coltiverò e alleverò questo sentimento come fa una madre con il figlio. Lo sento ardere già dentro di me, più acceso del sole del deserto Alasyano! Ricordati che da questo momento il mio spirito reclamerà vendetta in eterno. E un giorno l’avrò. Fino a quel giorno, aspettami!!»
Lo sciamano chiuse gli occhi e, ritmando col tamburo una dolcissima melodia, intonò un canto greve che ricadeva su se stesso.
Keflarel si avvicinò alla figura del vecchio sciamano in meditazione.
«Hai dimostrato quanto vali.» E con un gelido tocco gli accarezzò il volto.

Nell’antro dello sciamano Askyn aspettava impaziente il ritorno del padrone. Ad un tratto si accorse che le fiamme dei bracieri bruciavano in modo strano. Si stavano consumando.
Non ci volle molto perché si spengessero del tutto, e in quell’istante apparve, seduto sul trono di pietra, lo sciamano. Era immobile. La testa gli ricadeva pesantemente su una spalla.
Askyn si avvicinò accucciandosi ai piedi del cadavere e incominciò a piangere.
Il corpo fu trovato il mattino dopo dallo stesso Yamun Oktai. Si accorse che il fedele lupo aveva vegliato le spoglie del padrone per tutta la notte. Nessuno riusciva a spiegarsi che cosa fosse successo al grande Tabot. Solo Yamun Oktai riuscì a scoprirlo, proprio la notte seguente.
Il suo corpo fu trovato il mattino dopo.

di Michele Boccaccio (1995)

LE MAPPE DI GIOCO 2

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Ecco un paio di mappe dissotterrate dal passato. Reperti preziosi del tempo che fu!

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