Tutti conosciamo il Gioco di Ruolo dal Vivo, una ramificazione del GdR classico che negli ultimi anni ha riscosso sempre più successo, grazie anche all’ambientazione di Vampiri e la Masquarade. Vi confesso che questa tipologia di gioco non mi ha mai preso granché, ma la reputo comunque molto coinvolgente e sicuramente divertente.
Ma vorrei invece parlarvi del “Gioco dal Vivo di Ruolo”, e il ribaltamento dei soggetti è ovviamente giocoso e un po’ provocatorio. Se infatti nel GRV si gioca di ruolo interagendo con gli altri personaggi in maniera fisica, nel GVR si vive interagendo con gli altri giocatori in un approccio di ruolo. Ok, credo di aver confuso un po’ tutti a questo punto. Ma partiamo dall’inizio…
«Tu non passerai! Tu non puoi passare ! Io sono un servitore del fuoco segreto…»
«Ma io devo andare a prendere la birra… mi devi fare passare…»
«No, tu non passerai!»
Questi due giocatori, che nell’immaginario del nostro gruppo sono ben impressi (credo), sono alle prese con una situazione mondana (un paio di birre in compagnia ai giardini pubblici) che di punto in bianco si colora di fantastico. L’amico diventa Gandalf e impone al compagno di farsi indietro, perché lui è un “servitore del fuoco segreto”. La realtà viene sbaragliata dalla stoccata vincente del giocatore accanito, che improvvisamente diventa il suo personaggio.
Lo stravolgimento di queste situazioni di vita vissuta (serate al pub, pranzi, ritrovi, feste e occasioni d’incontro) fanno parte di quel gioco di cui abbiamo perso conoscenza, quello che pratichiamo nei primi anni di età. Poche regole e molta immaginazione. È proprio attraverso quel tipo di gioco che i bambini imparano le cose più importanti; parlare, interagire, rapportarsi.
Insomma, credo che il GVR sia molto più interessante del GRV. Non servono né regole, né costumi, né armi di gommapiuma. Serve soltanto un pizzico di follia e di entusiasmo. E a volte una risata vale più di mille punti esperienza!
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