Questo è un articolo inerente al gioco che scrissi nel febbraio 2006. Segue la maliziosa e lungimirante risposta del solito Tommy.
Se penso al mondo dei giochi, mia grande passione fin dalla prima età, credo che avremo tra breve una rivalsa dei giochi di società e da tavolo sugli ormai inflazionati videogames.
Il fenomeno dei giochi elettronici, che prese piede già all’inizio degli anni ’80 con i primi “space invaders” e “pac-man”, potrebbe anche essere visto come un episodio postumo del virtuale. Il virtuale nasce dall’immedesimazione, ed i primi giochi che avevano questa prerogativa furono senza dubbio quelli di ruolo. Quindi si potrebbe affermare senza problemi che i primi giochi virtuali furono proprio i GdR. E comunque è limitativo segnare come data iniziale della pratica dei GdR l’anno in cui uscì Dungeons & Dragons (1973). L’arte dell’immedesimazione nasce praticamente con il teatro, di conseguenza con l’inizio del mondo.
La differenza sostanziale tra i videogiochi e il GdR è che, mentre quest’ultimo richiede, oltre all’immedesimazione, fattori quali creatività, interpretazione e strategia, i primi necessitano solamente dell’abilità manuale. In parole povere, se il GdR è un gioco virtuale “attivo”, i videogiochi sono giochi virtuali “passivi” (nonostante alcuni videogame di nuova generazione, soprattutto quelli su internet, stimolino molto sia le capacità strategiche che la creatività dei giocatori).
Non c’è dubbio che ci sia stata una grande evoluzione del videogioco negli ultimi vent’anni, ed oggi grazie alla rete si è riusciti a colmare una mancanza non da poco, ovvero l’interazione con altri giocatori. Ma questo tipo di rapporto (due giocatori distanti migliaia di chilometri che interagiscono come se fossero nella stessa stanza) è da considerarsi sempre “virtuale”, mentre in una partita a Risiko, per esempio, il rapporto tra i giocatori è assolutamente reale. Questo “gap” potrà forse colmarsi un giorno con l’avvento di nuove tecnologie, ma per adesso mi sembra ben definito, e i ragazzi credo se lo stiano rendendo conto. La riprova ce l’ho spesso con mio nipote, undicenne guerriero della playstation, che davanti a una qualsiasi alternativa al videogioco (davanti alla quale comunque ci passa delle ore), opta sempre per qualcos’altro.
Il punto allora è che non sono i ragazzi a volere la playstation, ma sono i genitori che per comodità (mettere un ragazzino davanti a un schermo e fallo stare zitto e buono per due ore è un bel lusso!!!) scelgono questa via per loro. La società ci toglie pian piano tutto il tempo che abbiamo, e alla fine della nostra giornata non ne troviamo più per passare un paio di ore insieme ai nostri figli, magari giocando insieme al monopoli.
Eppure ho la sensazione che le cose cambieranno presto, almeno mi auguro, ed è per questo che credo che presto ci sarà una rivalsa degli altri giochi.
LA REPLICA DI TOMMY
“La società ci toglie pian piano tutto il tempo che abbiamo, e alla fine della nostra giornata non ne troviamo più per passare un paio di ore insieme ai nostri figli, magari giocando insieme al monopoli.
Eppure ho la sensazione che le cose cambieranno presto, almeno mi auguro…”
E perché dovrebbe? Perché “dovrebbe cambiare”?
Penso che l’unica cosa sensata è CHE TU CAMBI, che TU passi del tempo con tuo figlio, anche giocando a monopoli (personalmente non lo amo), lottando perché questo avvenga, ad ogni costo, con molta fatica, ma la tendenza che vedo io è proprio opposta.
I “genitori” della visione tradizionale saranno sempre più degli estranei per i loro figli, in pochi riusciranno a passare un’ora al giorno con i loro bambini: altre strutture parallele alla famiglia faranno capolino e sostituiranno sempre più il ruolo di “educatore”, “accompagnatore”, “padre” e “madre”, e chissà se in alcuni casi non sia davvero un bene.
I nonni sono ormai divisi dai nipoti da un gap che li rende dinosauri agli occhi della new generation (salvo RARISSIMI CASI) e l’enorme accelerazione che alcuni individui subiscono fin dall’infanzia porterà a dividere sempre più gli spazi in comune, ad impedire una condivisione di una passione comune “dal vivo”.
L’Anomia trova il suo vaccino (per me assolutamente ILLUSORIO) nella rete, che ci RIUNISCE in una agorà virtuale, in una nuova piazza dove tutti hanno l’impressione di conoscere tutti, di fare qualcosa in comune con tutti, anche partecipare ad una quest dove si raccatta l’oggettone +69 moltiplicatore x8 di punti sutura in un gioco on line, ovvero una sequenza binaria, nulla più. (dopo 100 ore di collegamento, ricordo, passate IN SOLITUDINE in una stanza, salvo rare eccezioni) .
Ahiahiai signora Longari… La rete è davvero una ragnatela! Chi sono le falene? Chi i ragni? Il Cyberpunk sta arrivando!
Dialogo padre-figlio tra qualche anno…
FIGLIO: “Papà! Mi è flattato il connettore neurale della porta olografica! Non posso farne a meno! E poi il modello della Zetatech stimola la neo-corteccia senza rischio di flatinearsi, c’è meno pericolo di un collasso neuronico nelle basse impedenze! Dai, me lo compri? Costa solo 350 Eurodollari!”
PADRE : “A che ti servono 700.000 lire?”
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