Ieri ho giocato per ben cinque ore a War of Terror, un boardgame uscito nel 2006 e divenuto subito estremamente popolare tra i gamers londinesi. La sua affilata ironia e il suo agghiacciante realismo lasciano completamente spiazzati. Anche chi non ama particolarmente i boardgames, non può non rimanere affascinato da questo gioco.

Nel 2003 gli autori, Andy Tompkins e Andrew Sheerin, assistettero insieme a svariati milioni di cittadini britannici, alla dichiarazione di guerra di Tony Blair contro l’Iraq. “Eravamo increduli e furiosi. Era evidente che la parola terrorismo era solo un’etichetta…” Questa indignazione i due la trasformarono in un idea per un gioco, ed è così che è nato “War on Terror”, in cui ogni giocatore muove un impero e usa il terrorismo per i suoi sporchi affari. Un’idea geniale, trasformatasi in un gioco scomodo.

“Un gioco malato, insensibile, pericoloso, dannoso, offensivo indipendentemente dalla parte della barricata in cui ci si trova… Un gioco che incoraggia un atteggiamento sbagliato nei confronti del terrorismo, qualcosa che non possiamo permetterci.” Queste le reazioni di alcuni giornali, positive invece molte altre. Perché il gioco, oltre ad essere ben calibrato, fa davvero riflettere.

Purtroppo si sa che i limiti di un boardgame sono proprio le regole che ne fissano i parametri strategici, e alle quali ogni giocatore deve render conto. Strategia e fortuna sono gli elementi chiave di un gioco da tavolo, anche se l’esperienza di War of Terror ha un qualche sentore di Gdr. Indossare la balaclava con la scritta “Evil” ti fa davvero sentire parte dell’Asse del Male. Un’emozione non da poco, anche se sarebbe stato bello, arrivati a un certo punto, ripiegare il tabellone e lanciarsi in un’avvincente avventura di ruolo.

Guarda anche il documentario della BBC sul gioco

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