Oggi parlerò dell’Italian’s Way of Playing, perché così mi piace definirlo. Non ho in mano abbastanza prove per affermare quello che sto per dire, ma lascerò al lettore la scelta di crederci oppure no.
Italians do it better! Slogan ripetitivo, ma sempre di grande effetto. THANX Maria Ciccone!
Parlo ovviamente del gioco di ruolo, della sensazione che ho avuto dopo le ultime esperienze di gioco internazionale. È da qualche mese infatti che frequento la Gilda di Amsterdam, meetup dedito al Gdr in ogni sua manifestazione. Gli organizzatori sono gente esperta, hanno venti anni e passa di gioco alle spalle (più o meno come me), e vengono da realtà differenti; Canada, Stati Uniti, Francia.
Se da una parte risultano impeccabili per quanto riguarda le regole e le strategie di gioco, non ho potuto fare a meno di notare una certa carenza di…. Uuuuuhhh, qui uso la parolona, l’ingrediente principale di una giocata, ebbene si, carenza di FANTASIA!
La maggior parte dei giocatori che ho conosciuto sono molto presi dai sistemi di gioco. Qual’è il più realistico, quale il più veloce, quale il più indicato per una determinata campagna. Questo tipo di ragionamenti personalmente li facevo dieci anni fa. Il sistema di gioco lascia il tempo che trova, soprattutto quando chi guida l’avventura è un DM con le contropalle. Più dinamico è il sistema di gioco e meglio è, ovviamente.
Ma la cosa più strana, diciamo pure deludente, che ho rilevato da queste comunque divertenti sedute, è la necessità che hanno tutti questi “giocatori stranieri” di usare le miniature per i combattimenti. Per me è stata una vera e propria novità. Vent’anni di gioco di ruolo e non avevo mai giocato con le miniature sul tavolo, e sinceramente non ne ho mai sentito il bisogno. Anzi, la presenza di una mappa quadrettata con tanto di soldatini dipinti frena la mia immaginazione. Non ho bisogno di vedere dove si trova il mio personaggio, perché me lo immagino, e questa è la grandezza del GdR.
Parlandone con Matteo, un altro italiano presente all’ultima giocata, è venuto fuori il discorso che il modo in cui giochiamo noi è più fantasioso. Non ricordo infatti un solo torneo ufficiale in cui venivano usate miniature.
Insomma, Italians do it better, anche nel GdR. Sarà vero? È la nostra innata passione latina che ci rende così fantasiosi? O forse è solo un discorso di tendenze, di semplificazione del gioco, di effetto ibrido tra il gioco pen and paper e quello dilagante dei videogames?
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