Si legge spesso, sui blog dedicati al GdR, della “Vecchia Scuola”, ovvero di quei giocatori che si sono avvicinati al gioco di ruolo in tempi in cui l’hobby era ancora tutto da scoprire. Si potrebbe addirittura parlare di Vecchia Scuola e Scuola Ancestrale, delimitando il confine tra queste due correnti con l’avvento del sistema d20, ma credo sia meglio raggruppare tutti questi veterani, tra i quali mi ci metto anch’io, sotto il vessillo della gloriosa Scatola Rossa. Non a caso, in tempi recenti, alcuni di questi nostalgici hanno voluto ripresentare il vecchio e semplice sistema D&D prima edizione attraverso dei nuovi manuali di gioco, alcuni dei quali scaricabili gratuitamente in rete. Questi “retro-cloni”, come vengono definiti, sono riproduzioni affidabili del sistema di gioco come lo abbiamo imparato noi in Italia, nella seconda metà degli anni ’80.
In quel periodo il giocatore alle prese con la prima edizione italiana di Dungeons & Dragons era ancora un animale raro (c’erano anche le mosche bianche che masticavano l’inglese e conoscevano già molto bene l’hobby), ma era soprattutto una creatura spaurita, se non addirittura confusa. Il gioco era lì, nella scatola rossa con impresso il famoso drago di Elmore, bastava leggersi le 150 e passa pagine dei due manuali e potevi incominciare a giocare… davvero? C’era che diceva che bisognava leggerli almeno tre volte. C’era chi si allenava coi libri-game per capire come funzionava. C’era chi semplicemente si arrendeva davanti alla mole di regole. Insomma, dato che il funzionamento di un gioco di ruolo non lo si può capire semplicemente leggendo una spiegazione, mi chiedo, come abbiamo fatto a comprenderlo?
Oggi, se qualcuno ci chiede “che cos’è il gioco di ruolo?”, gli rispondiamo al volo che il modo migliore per spiegare cos’è un gioco di ruolo è giocarci. Ma all’epoca non ci giocava praticamente nessuno, e quei pochi che lo facevano lasciavano molto all’interpretazione (che era una buona cosa). In realtà all’inizio, e per un bel po’ di tempo, credo che tutti quanti lo abbiamo giocato più come un gioco di strategia che come un’esperienza interpretativa, quasi fosse l’evoluzione di un boardgame. D’altronde è proprio così che il gdr si è sviluppato. Ricordo che all’epoca sentivo la necessità di cambiare gruppo, di vedere come gli altri giocavano, in modo da capire come godere al meglio questa nuova esperienza ludica. C’era chi lo impostava in maniera macchinosa, spulciando ogni due minuti tra le regole, chi aveva un’impostazione “power”, chi lo pilotava troppo e chi invece lo trasformava in un banale gioco di battaglie. Ma solo attraverso questa fase interpretativa siamo riusciti, grazie soprattutto all’improvvisazione, ad avvicinarci al vero spirito del GdR.
Anche se il manuale cercava di portarci sulla giusta strada con questioni tipo l’allineamento e il background del personaggio, per noi piccoli adepti senza maestri, ci era impossibile carpire l’aspetto forse fondamentale del gioco di ruolo, che è quello di rendere il proprio personaggio il più reale possibile. Per fare questo è necessario tenere sempre in mente due caratteristiche essenziali del personaggio, la sua ambizione, che lo porta a rischiare la vita per fama, gloria, successo e ricchezza, e le sue emozioni (paura, rabbia, angoscia), che in qualche modo lo limitano. Infondendo nel proprio personaggio uno stato emotivo, lo rendiamo automaticamente più vero, ma con più limiti. Ed allora, per scelta (altra importante componente della realtà) un giocatore arriverà a trattenersi dall’usare ogni suo mezzo per conquistare le sua ambizioni, in modo da rendere più verosimile la vita del suo personaggio. Questo è, in essenza, il vero spirito del GdR, e quel sistema un po’ approssimativo ma semplice e veloce, continua ad essere oggi, almeno secondo me, il modo migliore per giocarlo. Regole sofisticate e tabelle per ogni evenienza servono solo a spostare l’attenzione sul lato strategico, che rappresenta solamente una metà di questa esperienza ludica.
Il “retro-clone” più famoso in Italia, grazie anche alla traduzione, è Labirinth Lord. Ci sono poi le versioni inglesi di Basic Fantasy e il manuale introduttivo di Castle and Crusades.
Apr 18, 2011 @ 15:17:59
I miei genitori nel 1977, mi presero per sbaglio, quella mitica scatola rossa, per sbaglio perchè lo credevano un qualche gioco in scatola, e io a 10 anni ^^ non ne compresi a pieno i meccanismi. Restò cosi due anni a fare la polvere 2 anni. Poi per televisione, il telegiornale di allora parlò di un gioco “malefico” che aveva indotto ragazzini britannici mi pare o statunitensi a calarsi nelle fogne cittadine, dove uno di questi trovò haimè la morte. Cavolo… il gioco proibito e io lo avevo. ^^
Cosi di nascosto dai genitori, al pomeriggio in garage su due cavalletti, scoprimmo questo che era un nuovo mondo. La cosa che allora ci lasciava più esterefatti erano i dadi. Ridicolo vero? Ma per chi aveva visto fino ad allora solo i dadi a sei facce, nemmeno di plastica, quelli di legno dei primi monopoli, rossi o esagerando…verdi. Trovare dadi colorati, di plastica dalle forme più insolite, fu qualcosa unico. Poi venne la smania di fare i personaggi. Non esistevano grandi miti, almeno noi, non leggevamo molto fantasy, e cosi, nani, goblin e paladini, presero a riempire i nostri pomeriggi. E se anche tutto era molto… come dire… con qualche errore (alzi la mano chi non ha mai contestato un nano che vestito come una stufetta si portava dietro 4-5 forzieri – 5 -6 quintali di roba) e avevamo le mappe fatte sui quaderni a quadretti. Beh ci divertivamo ^^ e penso sia stato un momento magico. Purtroppo per me irripetibile. Poi si cresce, e la vita non ti permette di calzare sempre la tutina in licra di Peeter Pan, vuoi perchè poi vieni additato come “strano”, vuoi perchè alla fine resti solo tu con la voglia di giocare ehhehehe.
Cavolo Willow 😀 è stato come cominciare un Mazza la veccia…. senza dire .. COOOL FLIITT 😀 non ho saputo resistere. Dovevo dire la mia.
Apr 18, 2011 @ 16:44:40
La tua testimonianza Qwein é semplicemente strepitosa!!! Ecco cosa volevo dire con “Scuola Ancestrale!”
É interessante notare come le cose proibite diventino sempre popolarissime. Bisognerebbe proibire la pace, oppure l’amore, per avere un mondo un po’ migliore:)
In effetti il gioco ebbe grossa popolaritá dopo lo scandalo di Dallas Egbert e del successivo processo Pulling. L’ombra del proibizionismo non fece che rendere il gioco piú attraente. 😛
Apr 19, 2011 @ 13:37:19
bell’articolo, complimenti.
Vi parla un “sopravvissuto” della scatola rossa, uno che, con pause, stacchi, corsi e ricorsi, ci gioca tuttora due volte al mese (rigorosamente il lunedì, il giorno di solito più “stupido” della settimana e il grande fratello non fa che confermarlo).
A me la scatola arrivò tardi, nell’1988 e rimase un bel po’ a far la muffa dopo una prima lettura veloce e mi parve inizialmente incomprensibile. Ma la folgorazione arrivò durante l’estate della maturità, dove in attesa dell’università hai di solito un sacco di tempo libero ma pochi soldi e zero voglia di far niente.
così i dadi che usiamo ora sono ancora in una scatola di latta del burro che recita scadenza 1991….
Abbiamo perso qualcuno per strada, ma altri se ne sono aggiunti. E la voglia di staccare la spina, di fare qualcosa di diverso, senza essere per forza considerati dei diversi continua. E, per Qwein: su una copertina di un “Puck” ingiallita di vent’anno fa c’era una frase, mi pare di Mark Twain ma non ne sono sicuro che diceva: quando smetterete di giocare, diventerete inesorabilmente vecchi!
Quindi basta volerlo per passare una serata diversa e in compagnia, dove si ride e si scherza, ci si impegna, si lotta, ci si scontra per poi rientrare a casa con la consapevolezza di aver chiuso fuori dalla propria vita i problemi, almeno per qualche ora.
Apr 19, 2011 @ 14:24:45
Splendido anche il tuo commento, Leonardo. Mi fa piacere che tu e i tuoi compagni continuiate a giocare. Lo vorrei tanto anche io, ma purtroppo in questo momento della mia vita mi trovo lontano dall’Italia e da quel vecchio gruppo, che non gioca piú come una volta, anzi…. molti di noi non giocano affatto.
La cosa positiva é che in questi anni ho avuto modo di confrontarmi con le realtá di gioco internazionali. Frequento il meetup di Amsterdam dedicato al Gdr, grazie al quale ho scoperto tantissimi giochi nuovi, molti dei quali non sono mai arrivati in italia. E comunque ho il mio gruppetto di D&D del giovedí, che é sempre uno spasso 🙂
Apr 19, 2011 @ 15:16:45
eheheh credetemi, passati i 40 la tutina in licra verde tira da tutte le parti 😀
Verissimo Leonardo, smettendo diventi vecchio. Mi viene in mente Hook Capitan Uncino, con un Peeter Pan vecchio che ha dimenticato come si vola.
Io non ho scordato come si vola ma non ho più le ali, ma mi accontento di fingere di volare. Mi passo il tempo a immaginare scenari di gioco che non giocherò mai, ma che vorrei giocare. Un poco come mi avessero tarpato le ali ma non tolto il desiderio di volare insomma.
Qui parliamo di vecchietti del Gdr, pochi sopravissuti a mondi antichi. Oggi proponi a un ragazzino un D&D, minimo ti senti chiedere se ci giochi da Face Book ^^ e se è multiplayer. E se anche trovi qualcuno che … annoiato, ti ascolta, come minimo, devi offrire l’ultima edizione di D&D con il D20, e avere tutti e 40 i moduli, compreso quello che spiega come un nano non può soffiarsi il naso di giovedi in un anno bisestile ^^ e ovviamente senza… il gioco non è giocabile.
Dicono che quando ascolti la musica e non la capisci più, e per te sono rumoracci, sei entrato nell’era jurassica ^^ E questo funziona anche nei giochi di ruolo.
Il mio ultimo Gdr comprato? Cani della Vigna. Lo trovo veramente bello, intrigante come storia. Provate a proporlo a un ragazzino ehehhehe
Mi rassegno ^^ oramai sono uno che collezziona gdr dal 1977. Mi sono fermato nel 2003. Il motivo? Hanno smesso di sorprendermi.
Apr 19, 2011 @ 15:29:11
“Mi sono fermato nel 2003. Il motivo? Hanno smesso di sorprendermi.”
Che meraviglia… Beh, io ancora rimango sorpreso… ho letto l’intro di questo Cani della Vigna… mi pare davvero una bella sfida!! delle ultime uscite mi è piaciuto abbastanza Sine Requie, oppure tra quelli gratuiti, Insylium è un bel flash!!! https://storiediruolo.files.wordpress.com/2010/03/insylum.pdf
Apr 21, 2011 @ 07:18:33
Apr 22, 2011 @ 14:11:42
Ciao, dato che dal tenore dei discorsi mi sento tra amici, vorrei dire la mia. Da qualche parte ho letto un famoso autore di giochi di ruolo che sosteneva di passare più tempo a desiderare di giocare che a giocare veramente. Per me è così e credo di capire di non essere solo. Riesco ancora a portare a casa una sessione di D&D al mese (e in questo mi ritengo più fortunato di altri) e riesco persino a coinvolgere alcuni amici nella creazione di nuovi giochi (un privilegio, di questi tempi), però… sono entrato in una strana fase, in cui prevale la ricerca delle sensazioni e dello spirito che pervadevano le prime giocate, le prime esplorazioni di regole che non capivamo fino in fondo. Forse è proprio di questo che parla Qwein quando accenna alla tutina di licra verde che tira da tutte le parti. Ho 37 anni e ho fatto in tempo a divertirmi con la scatola rossa. Tuttora, quando sperimento un gioco nuovo, o cerco di crearne uno io stesso, provo un’inquietudine di fondo, una specie di ricerca di sensazioni perdute, più che il brivido della novità assoluta. E finisco per dimenticare che proprio quel brivido era l’ingrediente magico di allora. A questa stregua, l’ondata di retrogaming che ha investito l’hobby ultimamente non giova a nessuno. Non giova alle nuove leve, che hanno canoni estetici ed esigenze ludiche molto diverse. Ma non giova neanche a quelli della vecchia guardia, per i quali è VITALE non abbandonarsi troppo alla celebrazione dei “bei vecchi tempi”. Se guardiamo indietro non andiamo avanti.
@ Leonardo: mi pare che la frase completa fosse: “Non si smette di giocare perché si diventa vecchi; si diventa vecchi perché si smette di giocare”. Una frase estremamente pertinente. Keep gaming!
Apr 22, 2011 @ 17:09:13
Intervento che condivido in toto, Pennymaster. Guardare avanti cercando di fare qualcosa di nuovo, senza dimenticare le grandi giocate del passato… e come potremo… Ricreare quelle emozioni è praticamente impossibile.
Anni fa avevo un blog che portavo avanti solo per un gruppo di amici. Scrissi un post riguardante le grandi giocate e il fatto che col tempo molti del gruppo, a causa delle normali esigenze (lavoro, mogli, figli..) si erano distaccati dal “vecchio modo di giocare”, rilegandosi ad una giocatina mensile per non perder l’abitudine. La mia riflessione, che non voleva essere assolutamente astiosa, creò un finimondo. In effetti non mi espressi bene, comunque ciò che reputo interessante è che questa “voglia inappagabile” di ricreare le vecchie giocate era sentita da tutti i membri del vecchio gruppo. Ma le vecchie giocate avevano il loro mood, i loro tempi.. avevamo 20 anni, potevamo giocare fino al mattino e poi andare a lavoro o a scuola senza aver dormito, giocavamo dappertutto, in ogni situazione e soprattutto improvvisavamo tantissimo.
Oggi è necessario sperimentare altre vie. Anche io progetto giochi, gioco cose nuove (in inglese con un gruppo internazionale), e tengo aggiornato questo blog. Nessn timore di diventar vecchio, perchè per adesso non ho alcuna intenzione di smettere di giocare!!! ;))
Apr 23, 2011 @ 07:15:41
eheheh avete ragione è utopico, un tentativo morto nel nascere ^^
Quello che creava quella “magia” era che sperimentavi qualcosa di nuovo, non avevi internet, il telefono era ancora a gettoni, e avere una radio FM che non pesasse più di 3kg era all’avanguardia. Quindi era qualcosa di veramente nuovo.
Ho provato diversi giochi online, ho creato giochi online, ma mi sono sempre imbattuto in schizzoidi di diversa natura. Figure semi umane annoiate il cui unico scopo era romperti l’anima. Lamer per intenderci. Quindi ho fatto un passo indietro, tornando forse con la fantasia a quei momenti, dove pochi amici facevano la differenza. Ma la vera “magia” era il gruppo di amici, il fatto che vivessimo in un contesto temporale simile a tutti. Compagni di studio, coetanei in cerca di qualcosa per divertirsi. E francamente all’epoca non è che salvo un cinema, a 13-14 anni avessimo molte alternative. Ricordo che entrammo di straforo a vedere il primo Zombie, vietato allora i 16 anni… Wow.. 2 mesi con la luce accesa di notte.
L’ho riguardato poco tempo fa, trovandolo ridicolo, con gli Zombie blu 😀 azzurri.
Si è utopico voler ricreare quelle atmosfere che furono della nostra giovinezza.
Io ho voluto fare un blando tentativo, ma il contesto temporale attuale, ti porta a incontrare una nuova generazione che non concepirebbe nemmeno quasi più stare attorno a un tavolo a lanciare dadi, senza una parte grafica visiva.
Trovi qualche nostalgico come me ogni tanto 😀 hehehehe
Apr 23, 2011 @ 10:25:25
@pennymaster: la fase precisa era un’altra (ma la tua rende benissimo) ed era di Dostojevskji: “in ogni caso non abbanonate il tavolo da gioco perchè il giorno che lo farete la festa sarà finita e sarete diventati inesorabilmente vecchi”
in effetti questo deve essere lo spirito: è evidente che non abbiamo più 16 anni ma nemmeno 20! siamo tutti sui o addirittura over 40.
la giocata sarà diversa, si perderà più tempo a raccontarsi come è andata la settimana, a bere e a mangiucchiare, a mandare qualche sms a casa… il gioco sarà più “adulto”, più consapevole, senza troppe pazzie delle 4 del mattino perchè, passata la mezzanotte, la famiglia e il lavoro dell’indomani ci chiamano a rapporto.
e con questo?
anche se cambia il modo, la passione per il gioco di ruolo rimane! non importa il tipo di gioco, l’ambientazione, i livelli ma il centro di tutto è il gioco in sè!
noi siamo una nicchia, ma amiamo questo tipo di passatempo; bene, portiamolo avanti!
anche io immagino spesso le avventure, le creo, in auto (quando sono in coda sull’a4), il sabato mattino quando non lavoro e sono a casa con qualche mezzora di tempo libero, a volte in pausa pranzo (quando mi tocca il panino davanti al pc). molte idee le butto, ma altre le tengo e credo sempre qualcosa per le avventure che seguiranno. A volte (o forse spesso) il pensare e la fase creativa si rivelano più divertenti della fase realizzativa ma anche questo fa parte dell’essere master!
forse non dobbiamo cercare x forza qualcosa di nuovo e di originale ma proseguire, con i tempi di oggi, a fare quello che facevamo un tempo, proprio perchè il bello era ed è la sua SEMPLICITA’
Apr 23, 2011 @ 14:14:02
Ciao a tutti! Innanzitutto complimenti per il post e per il blog che trovo veramente molto carino e che seguo ormai da un pò di tempo. Ho 25 anni e masterizzo da quasi un paio d’anni un gruppo di D&D. In realtà dopo circa sei mesi, in cui utilizzammo l’edizione 3.5, trovai online Labyrinth Lord e da allora siamo passati a questo regolamento (che fino ad allora non avrei mai potuto giocare visto che i manuali della prima edizione italiana di D&D sono ormai introvabili). Contento del progetto ho dato una mano col mio gruppo come proofreader per l’edizione avanzata e la revisione del manuale base. Con questo voglio dire che la “vecchia scuola” non è ancora morta e sepolta, anzi di questi tempi, dove per giocare a D&D ci vogliono chili di manuali, potrebbe ancora dire qualcosa. 🙂
Lascio qui sotto il link del blog italiano di labyrinth lord dove trovare le versioni gratuite del manuale base aggiornato e dell’espansione!
http://ilsignoredeilabirinti.blogspot.com/
Apr 23, 2011 @ 18:39:36
Grazie mille Jazz per i complimenti e per i link. É bello sapere che la vecchia scuola ha passato il testimone a qualcuno…
Due sere fa ho giocato AD&D, avventura del primo livello, con un gruppo misto: due componenti della vecchia scuola, un adepto della seconda edizione e della 3.5 e un novizio della quarta. É stata una bella partita, anche se forse la scioltezza della prima edizione mi é un po’ mancata. É stato bello leggere negli occhi del novizio (20 anni con poco ruolo alle spalle e tanti MMORPG!!) grande entusiasmo, a conferma del fatto che quando viene trascinato dal vero spirito del GdR, ti si spalanca davanti agli occhi un nuovo mondo. 🙂
Apr 23, 2011 @ 22:59:37
Eh ci credo! Secondo me con nessun mmorpg si è sentito talmente coinvolto :). Per il problema della minor scioltezza di AD&D, l’espansione di Labyrinth Lord (alias Edizione Avanzata) ti casca a fagiolo poichè emula AD&D prima edizione, ma rendendolo più snello XD. Dagli un’occhiata…secondo me ne vale la pena!
Apr 24, 2011 @ 12:48:51
Si, ho visto anche la seconda edizione di LL, fatto bene davvero! 😉
Apr 24, 2011 @ 18:58:52
Devo spezzare una lancia a favore delle nuove generazioni. Io abito in provincia, i giocatori di ruolo sono pochini, ma devo ammettere che c’è ancora un quantità discreta di ragazzini che vogliono avvicinarsi a questo meraviglioso hobby. E’ davvero bellissimo sentirli che si entusiasmano per il loro personaggio e ne parlano al pub come se fosse una creatura viva. Poi magari conoscono solo la Quarta Edizione, sono un po’ power players e figli dei MMORPG, ma quello che conta è il sense of wonder che li pervade. Che il gdr scorra potente in loro! Poi ci sarà tempo per sperimentare e magari per scoprire qualche gioco vecchio (che però dice ancora la sua).
Apr 25, 2011 @ 11:28:49
Non so. Penso che le nuove generazioni, nel nome della globalizzazione data dal D20, nemmeno potranno conoscere, o prendere solo in considerazione giochi diversi. Così giochi come Ammo, Druid, Lex Arcana, I Cavalieri del Tempio o piu recentemente Cani della Vigna, resteranno solo nella memoria di pochi. Ribadisco un concetto, quando in un gdr per giocare devi avere 5-6 modulo, costosissimi, e spesso inutili, ma abilmente sparsi, rendendo un gioco complesso, qualcosa non quadra.
Il D20 appariva come la panacea per rendere semplici e fruibili questi giochi. Nella realtà e stata non solo un operazione commerciale, ma ha dilatato la forbice del radon, facendo si che i risultati parziali, fossero inferiori a risultai solo positivi o solo negativi, rilegando il pieno successo a pochissime variabili 27-28-29-30 su 26 meno -1-2-3.
Si evince che non sempre il nuovo paga. E che giochi, nati con forbici diverse, come Star Wars, o Chtulu (miglior regolamento) sono diventati piu complessi.
Apr 25, 2011 @ 12:02:40
Ti confesso Qwein che oggi quando entro in un negozio di GdR mi gira la testa con tutta la roba che c’é in mostra: manuali, espansioni, nuove versioni, avventure, atlanti ecc… purtroppo questo é il mercato, e perché un genere sopravviva al tempo, c’é bisogno di inventarsi sempre nuova roba, roba inutile nella maggior parte dei casi.
Se ancora oggi esistono questo tipo di giochi é anche merito di chi ha avuto fiuto e ha saputo rinnovare il mercato, con le nuove edizioni, con nuovi approcci al gioco, manuali universali, a tema, e poi ci sono stati i libri game, i videogiochi, le carte di magic e tutta una serie di espedienti che giravano attorno al GDR (ultimi i MMORPG). Nulla a che vedere con il vero spirito del gioco di ruolo, ma in qualche modo tutti queste innovazioni hanno mantenuto in vita l’interesse per questo hobby ed hanno attratto nuovi adepti.
Ripeto, tutta questa roba (che tra l’altro costa una barcata di soldi) é praticamente inutile, serve solo ad alimentare il mercato, l’enorme e stupido Golab che fagocita tutto ció che trova, come un incubo lovercraftiano. I buoni giocatori di ruolo troveranno poi la via da soli, che non si nasconde di certo tra le pagine delle ultime edizioni patinate di D&D! 🙂
Apr 25, 2011 @ 12:37:24
Set 05, 2011 @ 07:12:34
salve a tutti , Qwein ha nominato Ammo e sono giunto .
Set 05, 2011 @ 10:19:30
Benvenuto Maxwell… Ammo del ’94… e pensare che era un periodo in giocavo molto, ma non mi capitò mai sotto mano… purtroppo! 😛
Set 05, 2011 @ 12:03:13
grazie , ho trovato questo sito x caso
ma di prima impatto mi sembra sia sul mio stile
(molto cartaceo e poco digitale) .
essendo io del 1976 in quegli anni di boom di GDR e GDT ho giocato molto
(a volte perfino troppo)
ed ho seguito questo gioco da l ‘ annuncio della sua nascita .
premetto che i GDR io non li considero belli o brutti
ma + o – funzionali in base ai gusti dei giocatori e soprattutto del master.
come GDR è carino ma se ami gli Anime 70\80 è GRANDE !
ci ho fatto 3 campagne dal 94 ,
la 1° incompleta purtroppo ,
la 2° e la 3° ancora in attivo oggi con 12 PG alternati .
se volete posto il link della mia recensione .
Set 05, 2011 @ 12:14:01
linka pure… vai, magari la ripropongo in un articolo…;)
Set 05, 2011 @ 13:19:39
grazie ,
purtroppo in fase di invio il cambio di formato si mangiò gli spazi (sigh)
http://www.gdrzine.com/?p=2933
appena possibile mi leggo il resto del vostro sito .
Ott 24, 2015 @ 18:48:18
D&D che memorie.. anzi che brividi sulla pelle.
Come sono riuscito a dire giusto ieri al Willo, i personaggi principali che interpretavamo con gli anni ho scoperto che erano semplicemente anticipazioni di ciò che saremmo divenuti,certo camuffati con vestiti anonimi,dentro lavori ben delineati nella società quotidiana, ma le scelte di vita quelle che fanno prendere una piega piuttosto che un’altra, beh.. li si si può intravedere le mosse di quei lontani e maldestri pg. Poi le storie che diventano mito,e i miti che diventano leggende personali;per questo se non passi notti alzato fino alle 6 del mattino su fogli scritti a matita e davanti a set di dadi scompaginati difficilmente si potrà averne vissute.
La fortuna vuole che grazie alle scatole rosse,blu,azzurre,nere (per alcuni) e ad un circolo di disadattati abbia visto l’alba molte volte 😀
Ott 29, 2015 @ 09:09:16
Poi arrivò il D20, i compendium per spiegare come un nano di giovedi non potesse soffiarsi il naso in un anno bisestile……… a mettere la parola …FINE